Clandestinamentemente’s Blog

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Domenica mattina, mi sveglio particolamente felice grazie alle coccole del micio e mi preparò un colazione leggera davanti al pc, mentre leggo la posta e controllo le e-mail.

Eccola, la mail di Mambo, un mio caro amico di Roma che decide di raccontarmi la sua vita e come io sia entrata nella sua.

Magie che il caso, la musica e un semplice puntiglio uniscono per permettere che un’animicizia ormai pluriennale nasca e non si perda più.

“Ormai è chiaro, lo vedrebbe anche un cieco, “Emilia Paranoica” storica canzone-icona del punk anni ’80 a firma CCCP-Fedeli alla Linea (già perché nelle citazioni il nome va scritto per esteso, come Ascoli Piceno che si vede sempre dimezzare il nome per colpa della più nota squadra di calcio), rappresenta il perno su cui ruota il maggior numero di sliding doors della mia vita, la cosa sorprendente è che le doors sono state tutte belle positive o emozionanti, va da se che senza Emilia Paranoica la mia vita sarebbe stata quasi sicuramente peggiore di come è o almeno più vuota. Forse è un ragionamento un po’ troppo schematico ma nella sua semplicità non fa una piega.

In un medievale giugno del 1990 mi trovo in fila in mutande durante la visita dei 3 giorni per il militare in un misto tra imbarazzo e dissimulato spirito cameratesco, la fila si compone di bambini che si atteggiano ridicolamente a uomini, giovani banditi che devono dimostrare di tenere testa all’autorità governativa, poveri secchioni spaesati e impauriti manco fosse un carcere, qualche idiota che già si sente in Vietnam pronto a sparare ai musi gialli e altre varietà degne del mitico Amaro Montemario, appunto, sapore vario. In questa fila grottesca scelgo l’unico essere che ha un espressione che comunichi almeno normalità, Massimo, Massimo B. per continuare con i nomi estesi, appassionato di musica, cantante di un “gruppetto” di quelli -facciamo cose tipo New Model Army ma in realtà abbiamo parecchie influenze e scriviamo pezzi nostri-(rarità..) e bla bla bla, potemmo già parlare per ore di passioni comuni ma la fila in mutande dura poco e poi bisogna stare zitti e attenti, potrebbero spararci, mica è come al liceo, la durata della fila basta per sapere che siamo nati nello stesso giorno, il 12 giugno, quindi la coincidenza ci obbliga a scambiare il numero di cellul…ehm di casa, telefono grigio con tastiera rotante ed eventuale lucchetto nero sullo zero, remember? Inizio a seguire i concerti del gruppo di Massimo, i Frangar Non Flectar e in breve diventano il mio gruppo preferito almeno per quanto riguarda la scena underground romana, fossi nato a Seattle probabilmente si sarebbe chiamato Eddy V., nel frattempo il batterista del gruppo Marco “Caterpillar” diventa il mio mito, suona come un treno lo strumento che avrei sempre voluto suonare se gli allenamenti con l’A.S.Roma non mi avessero tolto troppo tempo..o forse ero solo pigro adesso non ricordo quale delle due.

I CCCP di Giovanni Lindo Ferretti entrano nel mio cervello per sempre, originali, incazzati, militanti, bravissimi, fuorissimo dalle righe, gente comune, antidivi per eccellenza, intellettualmente anarchici..con parole loro- il cielo è sopra e sotto, ci si può solo perdere..- e la canzone che a 20 anni ti può colpire più facilmente anche se è uno dei testi in fondo meno profondi e più insulsi e ad effetto per l’uso dell’affascinante aggettivo paranoica e per il doppio senso attribuito al nome Emilia è proprio Emilia Paranoica, facile da cantare, pogo allegro e violento assicurato, si consiglia anfibio con punta rinforzata.

A fine anni ’90 decolla internet e nasce Napster di cui divento un fan maniaco, musica a gratis finalmente, si fotta la siae e quel branco di froci dello star system, mo ve scarico pure l’anima..su Napster Sean Parker aveva intravisto la genialità della possibilità di chattare, poi co-fondò Facebook, non doveva essere uno con le mani in mano, quindi passavo le mie giornate in ufficio non solo a scaricare ma anche a chattare con gli altri downloaders finchè per non essere licenziato decisi di darmi un codice restrittivo, avrei chattato solo e soltanto con chi avesse scaricato dal mio archivio Emilia Paranoica, a suo tempo potevo vantare già 12Giga di mp3, sono migliaia di canzoni, ma io scelsi lei Emilia…quindi conobbi in chat Monica, di Torino, l’amica a cui mi sento più legato, che per i successivi 11 anni avrebbe rappresentato insieme al suo gruppo di amici torinesi la garanzia di viaggi, cene, incontri, un matrimonio, il suo,  e una serie di altre situazioni tra cui non ce n’è una sola che non ricordi col massimo del piacere. Senza sembrare esagerati posso serenamente affermare che se non fosse esistito Ferretti prima ed Emilia dopo, io e Monica non ci saremmo mai conosciuti e quindi neanche Claude,Luca, B., il mago Konrad, Stefano, Ale, Bru….giuro sarebbe stato un peccato perderne anche uno solo.

Passano altri 10 anni, ho perso di vista i Frangar e pur seguendo qua e la notizie sul loro sito costantemente –lavori in corso- non so più nulla dei 4 fino a che risalendo una delle cento manifestazioni che passano per via Merulana incrocio Caterpillar, esitiamo 5 secondi prima di riconoscerci e ci troviamo a chiacchierare come se fosse passato un quarto d’ora dall’ultimo incontro, suonano ancora, ma uno lavora a Roma, uno a Firenze, uno a Napoli e uno gira come turnista – quindi non provate più in saletta – si domani siamo tutti a Roma. Ebbè vado no? Le prove saltano e ci raccontiamo gli ultimi 10 anni in 2 ore con winzip. Commuovente respirare di nuovo quell’aria, quelle persone, le storie condivise, le tonnellate di musica che ci hanno accomunato, la mancanza di vergogna che si prova nel descrivere emozioni legate a un mondo di cui fa parte solo chi le vive, gli altri..beh per gli altri ci è sempre dispiaciuto.

I CCCP si sono sciolti e hanno formato i CSI, quando la russia comunista cessò di esistere la Confederazione Stati Indipendenti prese il suo posto e il gruppo, fedele alla linea, si adeguò, adeguò il suo nome, CSI Consorzio Suonatori Indipendenti, e adeguò la sua produzione e le sue idee e i propri modi di essere, l’amore rimase costante e la produzione seconda in quantità solo a Vasco Rossi e in qualità seduta accanto a Faber e ai suoi discepoli, ma poi si sciolsero anche loro e le formazioni seguenti, smembrate e permeate di nuovi strani contenuti, persero il favore di noi umili adepti…

Vabbè mi chiama Caterpillar e mi invita a bere una birra in un locale dove fanno “na cosetta”, si va, ovvio, in questi mari gli amici ritrovati sono più preziosi di qualsiasi altra cosa..suona Massimo Zamboni ex chitarrista dei CCCP e dei primi Litfiba e canta Angela Baraldi, che palle sti locali di San Lorenzo da 100 anni uguali a se stessi a parte il fumo di sigaretta ormai vietata, cupi, stretti, disadorni, caldi da fare schifo e con un impianto audio che, mistero dei misteri, bene che vada fa sempre cagare. Sono troppo contento di rivedere Cater e Massimo, quindi non avverto nulla di questa negatività, giù birra e vediamoci questa costoletta stonata dei CCCP se ripropone qualcosa di ancora valido. In effetti Zamboni non è stonato, dovrebbero proprio vietargli l’uso del microfono, e dopo 40 anni di chitarra non suona poi male, cioè, insomma, secondo me il suono che esce dalla sua Lespaul ormai viene fuori per default e lui muove solo le dita come fosse in playback, ma come si diceva non eravamo qui per una disquisizione tecnica che non ho neanche i titoli per fare. Angela Baraldi classe ’64 è energica, ha un fascino animalesco, un po’ retrò, un oscuro mix tra Patti Smith e Giorgia la cui maglietta rossa col fulmine nero sembra cucita a mano da un vecchio fans degli ACDC, e …cazzo..i testi più difficili li legge per terra..gravissimo, ma chi se ne frega, l’emozione è tanta, i testi di dischi che ho letteralmente consumato li ricordo tutti a memoria  e cantiamo fino a finire la voce in un bagno di sudore, dove un branco di 30-40-50 enni salta e poga senza che la scena appaia mai stonata o loro fuori luogo, fino allo sfinimento. Emilia Paranoica, beh l’ho ripresa col telefonino, non lo faccio mai, è un gesto che odio e un significato che non capisco, forse nasce proprio dal desiderio di condividere qualcosa che dopo sarebbe difficile da raccontare, e comunque è allegato..la voce in falsetto che urla -bombardieri su Beirut- non è dei Cugini di Campagna, è la mia ma solo perché ero il più vicino al mio telefono, fedele a come era nel disco, forte e stonata per scelta, come i testi urlati, sono esplosi tutti.

Chiacchieriamo per il resto della serata delle lucide follie a cui ci ha portato la musica nella vita, del rifugio che ha rappresentato e rappresenta nei momenti bui, nella sublimazione degli stati di dolore e di ansia, nell’amplificazione degli stati di felicità e soprattutto dei legami indissolubili che ha creato, che ti permettono di rivederti dopo 10 anni senza aver perso brotherhood e shining, la fratellanza e la luccicanza, lo sguardo tipico che riconosci in chi ti racconta la storia di un viaggio per un concerto, della passione per un gruppo sconosciuto, dei rischi presi per riuscire a vedere il tuo idolo, non c’è un termine migliore per descrivere gli occhi di racconta, lo sguardo folle di Jack Nicholson sulla locandina del film aveva origini diverse per arrivare a risultati simili.

Stamattina cerco informazioni su Angela Baraldi, mi è piaciuta, fa parte si una serata che nel suo piccolo è stata storica,  è nata il 12 giugno. Idealmente ho visto il cerchio di Emilia chiudersi pieno delle sue meraviglie senza il rischio che possa mai essere intaccato da nulla che non sia poesia, musica, leggerezza birra, amici e felicità pura.”

 

 

Un freddo più pungente

Accordi secchi e tesi

Segnalano il tuo ingresso

Nella mia memoria

Consumami distruggimi

è un pò che non mi annoio

Aspetto un’emozione

Sempre più indefinibile

Teatri vuoti e inutili potrebbero affollarsi

Se tu ti proponessi di recitare te

Emilia Paranoica

Brucia Tiro, Sidone il roipnol fa un casino

Se mescolato all’alcool

Bombardieri su Beirut

Due tre quattro plegine

Chiedi a settantasette Se non sai come si fa

E. MI. LI A. PA. RA. NO. oi.oi.oi.oi. CA.

Posso essere uno stupido felice

Un prepolitico un tossicomane

Quello che se ne va nelle storie d’amore

Camminare leggero soddisfatto di me

Da Reggio a Parma, da Parma a Reggio,

A Modena, a Carpi, a Carpi al Tuwat

Emilia di notti dissolversi stupide

Sparire una ad una impotenti

In un posto nuovo dell’A.R.C.I.

Emilia di notti agitate per salvare la vita

Emilia di notti tranquille

In cui seduzione è dormire

Emilia di notti ricordo

Senza che torni la felicità

Emilia di notti d’attesa di non so più

Quale amor mio che non muore

E non sei tu e non sei tu

EMILIA PARANOICA EMILIA PARANOICA PA.RA.NOI.CA. PA.RA.NOI.CA.

Aspetto un’emozione

Sempre più indefinibile

Sempre più indefinibile

 

Ci sono posti, per chi vuole ritenere Torino ancora una città grigia legata solo all’industria dell’automobile, dove le persone la sera si ritrovano come automi, tirati a lucido con bicchieri di vino costosissimi in mano.

Ci sono invece altri locali, dove la gente si incontra e socializza, dove vengono organizzati eventi teatrali e musicali e dove il tempo, in compagnia di amici vecchi e nuovi scorre veloce senza farti percepire il suo avanzare.

Sto parlando del Casseta Popular.

E’ proprio lì che conobbi Mezzafemmina, un ragazzo con tanto da raccontare e una sana voglia di scrivere e cantare.

Si esibì, la prima volta che lo conobbi, in un ping pong acustico, dove la sua musica si alternava a quella di un’altra ragazza. Una gara musicale che non prevedeva nè vincitori nè vinti, ma solo la voglia di esibirsi assieme, collaborando reciprocamente con cori e tamburelli nelle esibizioni dell’altro.

Mezzafemmina lavora in comunità. Il suo è un impegno sociale che non si esprime solo nelle note, ma anche nella vita di tutti i giorni, ed è proprio questa sensazione di ” vissuto sulla propria pelle” che dona ai testi di Mezzafemmina una percezione tangibile delle sue canzoni.

Non importa la perfezione dell’esecuzione, tra l’altro a mio parere mirabile, ma l’emozione di vedere che, nonostante i mezzi di comunicazione più diffusi cerchino di trasmettere un’immagine dei giovani d’oggi senza più ideali, i miei occhi vedono solo due ragazzi uniti dalla passione per la musica e il piacere di calpestare le scene.

La stessa passione che ho io nel fare e vedere spettacoli teatrali.

Solo un consiglio: uscite dagli schemi, stupitevi di voi stessi e stupite chi vi incontrerà.

Incantetevi e incantate.

Ascoltate il mio nuovo amico sul link: http://soundcloud.com/search?q%5Bfulltext%5D=mezzafemmina

Devo cercare di fare uno sforzo spazio temporale. Ho mancato di puntualità e quindi devo riportare oggi non una ma ben due recenzioni musicali.
Saltiamo a giovedì 9 Settembre, e mascheriamoci da PDdini. Rechiamoci a quel punto ai bastioni degli angeli dei giardini reali (chi non li conosce e non è mai stato a Torino cosa sta aspettando????).
Mi scoccia doverlo ammettere, ma la festa del PD è anche ben organizzata.
Abituata ai quattro stand in croce al parco ruffini, appuntamento immancabile per una braciolata in compagnia di amici, questa apoteosi di stand che variano dai prodotti tipici piemontesi al ristorante brasiliano lascia di stucco noi elettori non votanti in attesa di un partito che faccia opposizione.
Ah sarebbe il PD????? Ma vaaaaaaaa!!!!!! Sempre lì a cercare di prendermi in giro!!!!
Ma figurati se un partito che invita alla sua festa nazionale Schifani è un partito di opposizione!!!! Non a caso ci sono stati i contestatori tra la folla a fischiare e lanciare fumogeni (atteggiamento quest’ultimo aberrante, come passare dalla ragione al torto).
Comunque sia, dicevamo che era il 9 settembre, e mi reco al caffè della mafia in via della corruzione con la mia magliettina addosso colorata che recita un semplice slogan: “SE MI RILASSO, COLLASSO!” e punto dritta alla mia piadina con la salsiccia in attesa del concerto della Bandabardò!
Approfitto anche dell’evento per darmi appuntamenti al buio con amici di facebook, quale migliore occasione di un concerto di pace amore per trasformare in reale un’amicizia finora solo virtuale?
Alle 22.00 Enriquez e la banda tutta inizia a ballare, cantare, saltellare, suonare e diffondere messaggi di speranza per un mondo più pulito, con meno stress e più farfalle, meno chiacchere alle spalle.
Tra una canzone e un valzer i sorrisi sui volti degli spettatori nascevano come fiori in primavera. Chi canta, chi balla, chi semplicemente si abbraccia.
Questo è il pubblico della Bandabardò. Sei tu moltiplicata 1000.
La sensazione a fine concerto è quella di amore mistico, dove ti sembra che daqvvero il mondo possa essere migliore, poi ti giri e vedi lo stand della Folletto e ti ricordi che è stato solo una parentesi (assolutemente ben riuscita) all’interno della festa di quel partito che vuol farci credere di fare opposizione senza fare dichiarazioni, senza andare alle urne, senza fare il minimo gesto.
E allora come recita la Banda il gesto lo faccio io, oggi non mi vesto e manifesto.

Altro giro altra corsa.
Sabato 12 Settembre. Palaisozaki (per chi non è torinese sarebbe la struttura dove si esibivano i pattinatori artistici alle olimpiadi), alla modica cifra di 12 eurini si può assistere al concerto di Francesco Guccini.
Potevo mancare?
Rimango subito piacevolmente stupita dal constatare quanta gente abbia investito come me i loro soldini per vedere il concerto di Francesco che certo mi aspettavo richiamasse molti più nostalgici, e invece… una moltitudine di ragazzi, giovani, meno giovani, anche anzianotti, ma anche giovanissimi!!!! Tra di loro ricordo un bimbo di 5 anni, nel panterre insieme a noi, che urla come un invasato F R A N C E S C O!!!! appena il Guccini nazionale sale sul palco, sbracciandosi in un saluto caloroso, come quello di un nipote al nonno.
Francesco sale sul palco, rimane stupito anche lui da quanta gente ci sia, il palazzetto è pienissimo, c’è gente fino in piccionaia. Inizia con fare disinvolto a fare qualche battuta su Bossi, Fini e Berlusconi, sembra quasi uno spettacolo di cabaret.
Sa tenere il palco benissimo, e non solo come cantante ma anche come intrattenitore.
Ogni canzone viene intervallata da un suo intervento e i suoi fedeli musicisti lo seguono in ogni sua evoluzione, con una maestria e un’energia che non immagineresti mai che l’età media su quel palco sia 75 anni.
Tra vecchi must e vecchissimi must il concerto si srotola per ben due ore e mezza.
Il pubblico, anche quello del Panterre dapprima ascolta seduto e cantando a squarciagola, poi con Eskimo si scatena, ci si alza e si va incontro al palco, per avvicinarci ancora dio più a Francesco e alla sua musica.
L’ultimo trittico lascia senza fiato: Eskimo, Cyrano e La Locomotiva.
Il pubblico è in delirio, neanche con i Guns and Roses le ragazzine piangono in questo modo!
Questo è il potere del Professore emiliano che ringrazia il suo pubblico e gli augura la buonanotte facendogli un brindisi con il suo bicchiere di vino.

Tornando a casa mi vengono in mente le parole di M. il proprietario del bed and breakfast dove alloggiavamo in Puglia: ” Tu non sei di sinistra, sei comunista!!!!!”

Una mente clandestina si è intrufolata clandestinamente in una grigliata serale.
Diversi i gruppi di ragazzi riuniti con gaudio dai due organizzatori della serata e gentilmente ospitati da un perfetto padrone di casa.
L’ambientazione era quanto mai affascinante: una cascina persa nella campagna torinese, con nulla attorno se non un laghetto, un gazebo illuminato a festa e musica dei Massive Attack in sottofondo.
Forse sono morta e sono arrivata in paradiso, ho pensato.
Con allegria i diversi gruppetti si uniscono e come piccole api operaie iniziano a darsi da fare, chi taglia il pane, chi lo tosta, chi prepara il pomodoro per la bruschette e chi si da un gran da fare con la griglia, pronto ad arrostire la qualsiasi!
Il vino sgorga a fiumi.
E’ di quello buono fatto in paese, e i brindisi non mancano, tanti, numerosi, fichè l’allegria non pervade tutti noi in argomenti di conversazione a volte anche un po’ imbarazzanti.
Si mangia e si brinda, e si iniziano a fare foto.
Tra una portata e l’altra si va in giardino a fumare una sigaretta e con un interlocutore sempre diverso ogni volta si tessono discorsi di ogni natura.
Filo conduttore: la cortesia.
Quando le pance sono piene è l’ora della musica.
Il nostro ospite si mette ad un mixer improvvisato e noi tutti iniziamo a ballare dinoccolati e alticci.
Balliamo.
Ridiamo.
Ci abbracciamo.
Ma chi l’avrebbe mai detto che non conosco praticamente nessuno?
La notte è stellata.
Si vede un panorama mozzafiato.
Persino Superga da quaggiù sembra vicinissima.
A notte decisamente inoltrata si estrae a sorte il guidatore per il ritorno (l’unico che non ha bevuto) e tra una curva e l’altra ci si appisola in macchina.
Per fortuna il giorno dopo è domenica e abbiamo tutto il tempo per dormire e recuperare le forze dopo la sbornia.
Nel pomeriggio iniziano a spuntare su facebook foto dove chi tagga cosa e tutti i partecipanti al party commentano divertiti.
Piovono le richieste d’amicizia per convertire in anche virtuale qualcosa che è nato dal semplice incontrarsi con semplicità.
Bello.
Divertente.
Una serata che a ripensarci, anche se è lunedì mattina, fa nascere un sorriso.

E’ sempre estremamente piacevole passare una serata in compagnia di amici.
Amo prolungare i festeggiamenti per il mio compleanno per almeno 10 giorni, un po’ come il carnevale, così riesco a festeggiare con tutte le persone a cui voglio bene.
Ieri eravamo in 13 attorno al tavolo, unico punto di comunione tra le varie persone ero io.
Una compagnia quanto mai eterogenea e il guardare tante persone così differenti tra loro parlare e scherzare assieme come se si conoscessero da una vita e non da solo 5 minuti mi ha fatto sorridere teneramente.
I miei amici sono così, splendidi.
Ovviamente si giocava a prendermi in giro, cosa che adoro. E’ dai tempi dell’università che sono oggetto di scherzi e battute all’interno del gruppo e la cosa diverte un sacco sia me che loro, a volte riesco a farmeli addirittura da sola!
Il locale dove si va a festeggiare è sempre lo stesso per tradizione e affetto. Un circolo arci gestito da tre miei amici, dove vi sono lunghe tavolate per favorire la socializzzazione anche tra sconosciuti, luci soffuse, musica in sottofondo (ieri sera Battiato, mica pizza e fichi!), e tra la sapienza culinaria di S. e M. e la gentilezza e il sorriso che incanta di V. che prende le ordinazioni ai tavoli, il sentirsi subito a casa è naturalmente magia.
Arriva il momento del dolce, e dalle cucine esce V. con una torta pere e cioccolato ricoperta di candeline rosa.
La torta l’ha cucinata M. e vedo sia lui che S. affacciarsi dalla cucina per guardare il momento topico.
Le candeline mi sembravano davvero troppe, credo abbiano sbagliato a contarle, oppure davvero ormai ho tutti quegli anni?
Quando mi si canta la canzoncina o mi si fa l’applauso mi intimidisco sempre, mi viene spontaneo augurare a mia volta auguri a tutti i miei invitati e applaudire loro.
Esprimo il desiderio.
Soffio.
Neanche una candelina si spegne.
Sono le candeline di carnevale che non si spengono mai?
L’ennesimo scherzo?
No.
Sono proprio io.
Forse le candeline erano troppe.
Con due o tre tentativi ce la faccio, il desiderio va a farsi friggere. Ma lo sapevo fin da subito. Quello è la classica tipologia di desiderio che non si avvera mai.
Da quel momento in poi le battute sulle mie scarse qualità polmonari si sono sprecate, e me le meritavo anche.
Che malafigura!

Ricordo che con amici qualche settimana fa ci siamo ritrovati in pizzeria, calici alla mano abbiamo brindato tutti assieme alle tre S: Soldi, Salute e Sesso.
Siamo sempre stati piuttosto goliardici e ognuno di noi ha dato le sue priorità tra le tre.
Oggi, non so bene perchè, ma mi sono ritrovata a ripensare al mio significato, e a grandi linee questi sono i miei pensieri.
Soldi:
Inutile negare che quando ci sono uno sta meglio. Certo non fanno la felicità, ma contribuiscono parecchio.
Non sono venale, non lo sono mai stata, anzi, mi schiero dalla parte dei generosi.
Condivido volentieri il poco che ho con le persone a cui voglio bene e non mi sono mai pentita di ciò.
Qualcuno in passato se ne è anche approfittato, ma fa parte delle esperienze di vita. Per quanto mi riguarda quelle esperienze di vita da cui non si impara mai abbastanza, e infatti ripeterei l’errore altre mille volte.
Rimango nella convinzione che i gesti rappresentino chi li fa, non chi li riceve.
Salute:
Sono forte e sana.
Visti i tempi che corrono è una gran fortuna. Perciò non mi lamento dei kg in più e la schiena un po’ incriccata, ho solo da mettermi di impegno e torno nuova come prima.
Certo da quando ho superato i 30 anni la differenza e la stanchezza la sento diversamente, temo quasi i 40 e i 50 dopo, ma troverò il modo per affrontare anche gli acciacchi futuri, quindi animo!
Faccio regolarmente sport e corro ascoltando musica piena di ritmo che mi possa tenere compagnia nelle mie falcate. Ultimamente però boicotto anche la palestra, finchè non mi va via un dolore al ginocchio è meglio non stressare ulteriormente le articolazioni.
Spero di riprendere quanto prima. E’ sempre dura decidere di andare a fare sport, la pigrizia e la stanchezza della giornata lavorativa appena trascorsa non aiutano di certo, ma all’uscita della palestra mi sento benissimo. C’è un sottile masochismo nel provare piacere quando i muscoli ti fanno male, un masochismo sano e auspicabile.
Sesso:
Ormai mi candido per la santità.
SANTA SUBITO!
Passano gli anni (a 34 anni ormai sono quasi matura) e non ricerco più quelle storielle mordi e fuggi che, a dirla tutta, non mi sono mai appartenute molto.
Soffro di aridità cardiaca, dopo la grande delusione vissuta poco più di un anno fa faccio molta difficoltà ad affezionarmi ad un nuovo compagno. Ho molti amori che mi sono vicini, i miei amici. Certo con loro non faccio sesso, ma mi arricchiscono ugualmente con sentimenti puri e veri.
Il cuoricino batte flebilmente di nuovo, ma razionalizzando sto cercando di non fargli prendere l’abitudine all’aritmia. So bene che non è una storia che purtroppo potrà risolversi nel più classico dei classici “e vissero tutti felici e contenti”, perciò so cercando di evitarmi ulteriori delusioni.
Certo ogni volta che sento i suoi ritmi mi si solletica l’umore, e mi ritrovo spesse volte a rivolgergli un pensiero.
Al cuor non si comanda, ma si può mettergli un cuscino sopra e cercare di soffocarlo.
Tra di noi mai nulla, a parte una semidichiarazione reciproca, e forse è meglio così, perchè per me con lui non sarebbe solo sesso, ma fare l’amore.
Nutro la convinzione che la vita da single non sia da buttar via, anzi, ha molti pregi, e poi posso sempre scegliere di sposare me stessa no?
Già mi immagino la colonna sonora della cerimonia: e non ci lasceremo maiiiiiiiiiiiiiii


Era una domenica pomeriggio.
La città fuori era silenziosa, come solo Bologna sa essere in una domenica di Agosto.
Troppo caldo.
Accendo il ventilatore e cerco di fare corrente aprendo tutte le finestre, ma niente da fare, l’afa non da tregua e il calore dall’asfalto sale fino alla mia finestra.
Cerco di chiudere le persiane e una musica arriva alle mie orecchie.
Non riesco a capirne la provenienza ma mi fermo ad ascoltare quelle parole, adattissime a questo mio caldo pomeriggio.
Cerco quel vecchio disco tra i miei LP e faccio scivolare la puntina sul vinile.
Mi sdraio sul divano e chiudo gli occhi.
Ho sempre avuto grande immaginazione, e i miei occhi chiusi vedono tutta la scena raccontata e cantata con estrema semplicità.
Immagino essere io il protagonista di quelle parole, io, appena abbandonato dalla mia amante, io, che non sono mai stato buono neanche ad andare a puttane, sempre io, che faccio scivolare la mia mano sul mio sesso e mi concedo il lusso e la libertà dell’autoerotismo.
Continua a fare un gran caldo, ma dopo aver trovato il mio piacere mi sento anche io un po’ più ottimista e di sinistra.

Amo il teatro da sempre, sia da spettatrice che da attrice, mi mette la carica e le emozioni provate sono sempre impagabili.
Quest’anno, con i miei fedeli compagni di viaggio, abbiamo fatto l’abbonamento al Teatro Stabile di Torino, sei spettacoli in veri e propri gioielli, come ad esempio il teatro Carignano.
Ieri sera una prima assoluta, Jhon Turturro e la sua compagnia hanno portato sulle scene sabaude Italo Calvino e le sue fiabe italiane. Con loro sul palco la Paranza del Geco ad eseguire le musiche dello spettacolo dal vivo, diventando da musicisti ad attori e da attori a sfondo scenico.
Diversi racconti che si intrecciano e mostrano i diversi destini che uomini e donne possono farsi.
Diverse le lingue intrecciate in un unico linguaggio, dall’inglese all’italiano, passando dal napoletano e il siciliano, specchio di un’Italia senza confini.
I musicisti dettano il ritmo agli attori che diventano protagonisti a loro volta in esibizioni di canzoni popolari che trascinano tutto il composto pubblico a risate e applausi.
Un intreccio di storie, di personaggi, di magie e liguaggi che trasformano Fiabe Italiane in un vero Turturrì.
Da vedere, da ascoltare, da rimanerne estasiati.
La voglia di tornare sul palco è sempre più forte, voglio tornare a far ridere e sorridere i miei spettatori, e il complimento rivoltomi da M. a fine spettacolo mi ha enormemente inorgoglita “Questo è il tuo ambiente naturale C! Ti avrei visto troppo bene sul palco insieme a tutti loro!”
Che dire, mi sa che è proprio giunta l’ora di tornare al mio teatro, e non solo da spettatrice!


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